
IL SACERDOZIO
(IEROSINI)
Definizione — Il Sacramento dell’Ordine Sacro è quello con cui, mediante la preghiera consacratoria e l’imposizione delle mani del Vescovo sull’ ordinando, discende su questi la divina Grazia e lo santifica e lo rende degno ministro della Chiesa, affinché insegni ai fedeli la divina parola, celebri per loro ed amministri i Sacramenti, li guidi alla salvezza, e invochi insieme con essi e per essi la benedizione di Dio e governi la Chiesa. Tutti questi poteri vengono conferiti perché il prete li esplichi nell’ambito dei confini della Chiesa locale. Nel nostro caso i Sacerdoti ordinati, celebrerebbero la Divina liturgia in rito occidentale antico solo nell’Italia del nord e sia al servizio della nostra gente e della nostra Chiesa locale. La nostra Chiesa Ortodossa della Gallia Cis-Alpina è una Chiesa Ortodossa occidentale che in comunione spirituale con il resto el pleroma della Chiesa Cattolica, Apostolica ed Ortodossa Chiesa di Cristo e dei sette Sinodi Ecumenici, pur essendo in grado di Celebrare nelle lingue e secondo i costumi orientali, vuole formare dei veri preti “Ambrosiani” che celebrino nell’antico rito della Chiesa di Sant’Ambrogio, di San Gaudenzio, di San Giulio, etc.
Dalla definizione appare evidente la differenza tra il Sacramento dell’Ordine Sacro e gli altri Sacramenti della Chiesa Cattolica. Questi tendono direttamente alla santificazione dell’individuo, l’Ordine Sacro invece è stato istituito per il bene sociale. Il Sacerdote sta tra Dio ed i fedeli; rende cioè a Dio, in nome dei fedeli e della società il culto e 1’ adorazione che Gli è dovuto e comunica agli uomini ed alla società le Grazie del Signore, sopratutto mediante gli altri Sacramenti. Egli infatti è in gran parte responsabile della salvezza del gregge spirituale a lui assegnato.
ISTITUZIONE – Anche questo Sacramento fu istituito da Gesù Cristo. Egli quale Sommo Capo Sacerdote e Fondatore della dottrina della riconciliazione dell’uomo con Dio, un giorno nel primo anno della Sua vita pubblica, tra i suoi molti discepoli «chiamò a se quelli che Egli volle.., e ne elesse dodici che chiamò Apostoli perché« stessero con Lui per istruirli e mandarli a predicare » (Matt. 10,1-4 Luc. 6,13-15 15’ Marc. 3,13-19
Questi dodici li aveva sempre con Lui, li ammaestrava privatamente e pedagogicamente li preparava per la loro futura ed alta missione. Circa questa preparazione privata nulla ci è stato tramandato nel Nuovo Testamento, perché i libri che lo costituiscono erano scritti occasionalmente, ciò dimostra che la preparazione dei futuri sacerdoti dipende esclusivamente dal Vescovo oppure da altri sacerdoti o laici delegati da lui. Ciascuno di tali libri ha il suo tema speciale e nessuno tratta dell’ insegnamento privato agli Apostoli. San Matteo dice vagamente a riguardo: «Andate… e insegnate a tutte le genti d’osservare tutte quante le cose che vi ho comandato» (Matt. 28,20 ma quali sono quelle cose? E dove si trovano scritte? Anche Giovanni fa qualche accenno in proposito, concludendo il Suo Vangelo: «Or vi sono ancora molte cose che Gesù ha fatte, le quali se si scrivessero ad una ad una, credo che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero» (Gv. 21/25).
Comunque sia, Gesù, dopo aver preparato per tre anni i suoi dodici Apostoli per la loro futura missione, durante l’ultima cena prima della Sua Passione, quale insignito Sommo Sacerdote da Dio Padre, secondo il Salmista Tu sei Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec » (Salm. 109, 4 Ebr. 7,1-28 . 28) abolì il Sacerdozio ereditario di Aronne e, istituendo il Sacramento della Santissima Eucaristia, insignì il Sacerdozio ai suoi Apostoli con l’ordine ad essi di consacrare e mutare il pane ed il vino nel Suo Corpo e nel Suo Sangue dicendo loro: “fate questo in memoria di me”( Lc. 22, 10). Nel giorno della Sua Risurrezione, nello stesso Cenacolo dov’ era stata consumata l’ultima Cena, Gesù Cristo confermò gli Apostoli novelli Vescovi con queste parole: “Come il Padre mandò me, anche io mando voi”. E detto questo, soffiò su loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno loro rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti “(Giov. 20, 21-23 23).
La funzione dell’Ordinazione ha tutti i requisiti del Sacramento. Essa, infatti, è un segno esteriore e sensibile e negli Atti degli Apostoli si legge che l’Ordinazione dei sette Diaconi di Paolo e Barnaba e tutte le altre avvennero con la preghiera e con l’imposizione delle mani (Att. 6, 1-6 13, 37 14, 23 – ecc.). L’ordinazione inoltre ha la virtù di conferire la Grazia, come scrive l’Apostolo Paolo a Timoteo: « Ti rammento di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani» (II Tim. 1, 8). Nella funzione quindi esistono i segni sensibili mediante i quali viene conferita la divina Grazia invisibile e queste appunto sono le caratteristiche del Sacramento. La pretesa della Riforma afferma che il Sacerdozio non è Sacramento, ma un divino precetto utile II Elvetica), non solo non si appoggia sulla Scrittura ma è contraria ad essa e perciò del tutto sbagliata.
La successione Apostolica. — Il Sacerdozio si trasmise nella Chiesa nascente dagli Apostoli e continua a trasmettersi di generazione in generazione nella Chiesa Ortodossa come una catena Spirituale ininterrotta, ed ogni Sacerdote validamente ordinato, risale ai primi Sacerdoti dei Vescovi che furono ordinati dagli Apostoli stessi e, in fine, a quell’Eterno Sommo Sacerdote che è Gesù Cristo.
E’ da notarsi però, che le persone prive della dignità del Sacerdozio non possono conferirla ad altri, sia pure con preghiera ed imposizioni delle mani, come praticano i Riformati e specialmente i Luterani per i loro Pastori, perché essi stessi non la posseggono. La Scrittura chiama tutti i fedeli “stirpe eletta”, Sacerdozio reale nazione santa » (I Pietr. 2, 5-7) ma ciò non esclude l’esistenza del Sacerdozio particolare, perché non erano mai tutti i fedeli: degli Apostoli, Profeti, Dottori, nè potevano avere tutti i medesimi carismi (I Cor. 12, 28). Ogni fedele deve svolgere la propria attività ed operare entro la cornice delle doti conferitegli dalla Divina Provvidenza, la quale costituì «gli uni Apostoli, gli altri Evangelisti, Pastori e Dottori, allo scopo di perfezionare i Santi (fedeli) e sorreggerli nel ministero che esercitano per edificare il corpo di Cristo (la Chiesa) » (Ef. 4, 11) cioè gli insegnanti ed i discepoli, il clero ed i laici. Il fatto che Gesù Cristo, tra i suoi molti discepoli, ne scelse soltanto dodici a stare di continuo con Lui per prepararli in modo speciale al loro ministero del governo dei fedeli ed alla predicazione, quando non sarebbe stato più in forma corporea e visibile tra loro, esclude dalla Chiesa l’anarchia ecclesiastica la quale sarebbe fatale per la diffusione e 1’ avvenire della nuova dottrina. Così pure la parità tra i dodici esclude ogni pretesa di supremazia, di giurisdizione spirituale e amministrativa, di uno al di loro sopra degli altri, o tra i loro successori. Il regime preparato e lasciato da Gesù Cristo per il governo della Chiesa è un regime aristocratico non oclocratico (plebeocratico) o assoluto monarchico (dittatoriale) secondo la Chiesa Romana.
I gradi del Sacerdozio. — La Divina Grazia che viene conferita ai componenti del Sacerdozio è una, ma si conferisce gradatamente in tre tempi e gradi. Il minor grado della gerarchia ecclesiastica è quello del Diaconato che non ha la pienezza del Sacerdozio e perciò non può egli da solo celebrare i Sacramenti, ma ha solo la facoltà di assistere il Vescovo ed il Presbitero nella celebrazione di essi, e, eventualmente, di predicare e, in caso di necessità, col permesso dei superiori, di battezzare, benedire e distribuire la Eucaristia o l’Olio Santo per unzione degli ammalati.
Il secondo grado è quello del Presbiterato ed il terzo quello dell’Episcopato.
Il Vescovo ed il Presbitero hanno tutti e due la pienezza del Sacerdozio. ma solo il Vescovo ha la facoltà di amministrare l’Ordinazione al Preabitero e al Diacono, ed almeno due Vescovi celebranti per l’ordinazione di un Vescovo. Parimenti soltanto al Vescovo è concessa la facoltà di benedire il Crisma, di consacrare il Tempio e di avere tutta l’amministrazione della sua diocesi o di una Chiesa locale. La triplicità dei gradi del Sacerdozio non toglie l’ unicità di esso, come pure 1’ unicità del Sacerdozio non toglie la triplicità della azione Sacramentale.
Diritti e doveri dei Laici. — L’insieme del clero, e dei laici fedeli costituisce la Chiesa locale o il contenuto della Chiesa, e perciò queste due categorie hanno reciproci diritti e doveri. I laici hanno il diritto di partecipare, mediante loro rappresentanti, attivamente all’ amministrazione’ dei beni materiali della Chiesa. Essi hanno inoltre il diritto di eleggere i loro ministri ecclesiastici. L’elezione indica la persona che la maggioranza della Parrocchia crede sia più adatta ad essere ordinata Sacerdote; ma l’Ordinazione propriamente detta, è ben diversa dall’ elezione. l’ ordinazione compete di diritto e esclusivamente al Vescovo il quale la celebra, previo un’ accurato esame dei requisiti richiesti al candidato al sacerdozio.
Il Vescovo, poi, in alcune periferie ecclesiastiche viene direttamente eletto dal Sinodo dei Vescovi della periferia e da essi consacrato come il nostro Arcivescovo venne consacrato da tre vescovi del Metropolitanato del Patriarcato di Kiev (Chiesa Ucraina Ortodossa). In altre periferie ecclesiastiche il Sinodo della periferia elegge tre candidati per la sede vescovile vacante, e li propone a colui che rappresenta legalmente i laici cristiani che hanno il diritto a partecipare alla elezione del proprio Vescovo. Il rappresentante dei laici convalida l’elezione di uno dei tre candidati proposti dal Sinodo, e colui che ebbe la convalida viene poi consacrato dal Vescovo Primate della periferia che è assistito dai Presbiteri e Diaconi ed almeno da un altro Vescovo.
I laici, come membri della Chiesa, non hanno soltanto uno dei quali è ubbidire alle decisioni del Magistero della Chiesa, validamente prese, e rispettare ed onorare i ministri di Essa, a mancanza e dovuto rispetto da parte dei laici ai Ministri della Chiesa, non giustifica però alcuna mancanza di questi. ai propri doveri, né viceversa qualche loro mancanza giustifica la mancanza del rispetto dovuto da ogni pio fedele ai Ministri della Chiesa.
I segni sensibili. — I segni sensibili del Sacramento sono:
L’Orazione Consacratoria e l’imposizione delle mani.
L’Orazione Consacratoria (epiclesis).
La solennità della funzione dell’Ordinazione è eccezionale e la commozione e compunzione raggiungono il massimo nel momento in cui si pronunzia dal celebrante l’Orazione consacratoria sul consacrando. In quel momento il consacrando, inginocchiato ai piedi della Santo Altare o completamente prostrato a terra secondo la nostra tradizione occidentale, riceve 1’Ordinazione dal consacrante che recita ad alta voce su di lui la seguente preghiera consacratoria : La Grazia divina, che rafforza le forze deboli e supplisce le forze che vengono meno, promuove (prochirizete) il piissimo Diacono N. al Presbitero (nel nostro rito antico occidentale ovviamente la formula è differente); preghiamo dunque per lui, perché venga su di lui la Grazia dello Spirito Santo ecc.» e tutti i fedeli che assistono, in ginocchio anche loro, pregano per l’Ordinando, e finita l’Orazione lo testimoniano per acclamazione « degno » (Axios) della consacrazione ricevuta, mentre nella liturgia antica occidentale si recita la litania dei Santi.
L’imposizione delle mani. Al tempo stesso in cui il Vescovo consacrante recita l’Orazione consacratoria sull’Ordinando, gli impone anche sul capo la mano destra e l’estremità del suo Omoforio e ciò appunto costituisce la chirotonia (Chirotonia) cioè I’ imposizione delle mani.
La Sacra Scrittura nelle Ordinazioni da Essa ricordate menziona esplicitamente che esse si facevano indispensabilmente con la preghiera consacratoria e l’ imposizione delle mani.. In merito alla Ordinazione dei sette Diaconi, per esempio, gli Atti dicono: «dopo aver pregato imposero loro le mani» (Atti. 6, 6) e altrove: «e ordinarono ad essi Presbiteri per ciascuna» Chiesa dopo aver pregato e digiunato raccomandarono essi al Signore, al quale avevano creduto (Att. 14/22).
I Padri e Dottori della Chiesa ricordano parecchie formule dell’Ordinazione consacratoria (Epiclisis) Riguardo poi ai gradi del Sacerdozio, gli Atti menzionano Ordinazione a Diacono, le Epistole I Tim. 5, 22 e II Tim. 1, 5 menzionano Ordinazione a Presbitero e le Epistole I Tim. 4, 14 e II Tim. (1, 5) parlano di consacrazione a Vescovo.
Le suddette imposizioni delle mani, ricordate dalla Sacra Scrittura, mediante le quali si conferiva la divina Grazia, non si facevano di certo per iniziativa personale degli Apostoli, i quali nulla di sostanziale introdussero nella Chiesa di propria iniziativa, ma dopo un esplicito comando di Gesù. Sulla linea tracciata dagli Apostoli a riguardo, ha proseguito la Chiesa per tutti i secoli fin oggi e così sarà per sempre.
Effetti del Sacramento. — Mediante il Sacramento del Sacerdozio si conferisce al consacrando la Grazia di Dio che lo rende idoneo e degno Ministro della Chiesa per poter adempiere santamente e fedelmente i gravi e difetti obblighi dello stato Sacerdotale. Del conferimento della divina Grazia abbiamo esplicite testimonianze della Sacra Scrittura (I Tim. 4, 14 e II Tim. 1, 6 e della Tradizione IV Concilio Ecumenico Can. 20 ed altrove).
– Gradi minori ed uffici ecclesiastici. — Nella Chiesa Ortodossa esistono i seguenti tre gradi minori della Gerarchia ecclesiastica: Suddiacono, Lettore e Cantore – (Canone degli Apostoli 63). Tali gradi non fanno parte del Sacerdozio, perché non istituiti da Gesù Cristo, ma dalla Chiesa e sono Sacramentali. In ogni caso, però, tali gradi minori devono essere considerati come utili anche per la preparazione ai gradi superiori del Sacramento del Sacerdozio, e specialmente i gradi del Suddiacono e del Lettore perché, affinché uno sia ordinato Vescovo, deve passare per i gradi di Lettore, Suddiacono Diacono e Presbitero.
I titoli amministrativi: Igumeno, Archimandrita, Arciprete o Protopresbitero, e Arcidiacono si conferiscono ciascuno con una sacra funzione propria, ma essa non ha nulla a che vedere con il Sacramento dell’Ordine Sacro, perché è funzione Sacramentale. Tali titoli: Metropolita, Arcivescovo, Papa e Patriarca formano parte della superiore Gerarchia ecclesiastica, e si conferiscono con una funzione di intronizzazione, ma non danno parte del sacramento del Sacerdozio e li possiamo classificare come Sacramentali.
Tali titoli sì danno per pura ragione di disciplina di ufficio e per venerazione, ma non aggiungono nulla al Sacramento dell’Ordine Sacro. Coloro che sono elevati a tali uffici restano, dal punto di vista Sacerdotale sempre e soltanto Vescovi, dispensatori della stessa grazia dei papi, patriarchi, metropoliti ed Arcivescovi.
Anche i Monaci e Monache costituiscono parte eletta ed onorevole della Chiesa. Essi invece che con l’imposizione delle mani, vengono consacrati con la Tonsura (kurà) e con la estensione delle mani sul capo «chirotesia».
La Tonsura e la Chirotesia si fanno con una cerimonia commovente in cui si tagliano al Tonsurando alcune ciocche di capelli, simbolo di rinunzia alle cose del mondo, ma essa non fa parte del Sacramento dell’ Ordine Sacro ed è un Sacramentale. La Tonsura indica solo che il Tonsurato è una persona la quale spontaneamente ha scelto per tutta la sua vita la rinunzia al mondo e vuole servire in modo speciale e rigoroso il Signore e solo il Signore, vivendo in Convento, lontano dal mondo promettendo e giurando di fronte a Dio ed agli uomini: povertà castità e ubbidienza e disciplina assoluta ai capitoli del Convento. Tale persona resta contrassegnata e separata dalla comune vita degli altri fedeli, cioè morta per il mondo.
I Monaci di ambedue i sessi si distinguono in Monaci Minori ( Mikrù Schmatos, Rasoforos) e Monaci Maggiori (Megàlu Schimatos); questi Ultimi conducono una vita monastica più rigida dei primi.
Il Sacramento del Sacerdozio non si reitera mai sulla stessa persona per le ragioni che abbiamo ricordato nella parte generale dei Sacramenti,. Membri del Sacerdozio degradati e poi pentiti e riammessi nella Chiesa, non si ordinano di nuovo., mentre Vescovi o sacerdoti degradati consacrano altri Sacerdoti o Vescovi illecitamente ed invalidamente, quindi non conferiscono la divina grazia. La canonicità o rispetto dei canoni è fatto essenziale per il conferimento del Sacramento dell’ordine da parte dell’ordinante.
Le. ordinazioni degli eterodossi. — Circa le Ordinazioni delle Chiese eterodosse, la Chiesa Ortodossa ammette come valido il Sacerdozio di quelle Chiese in cui esso è riconosciuto come Sacramento e celebrato regolarmente e la Chiesa Ortodossa non riordina coloro del clero che evenualmente si convertono ad essa dalle Chiese: Romana, Armena, Vecchia Cattolica ed altre dissidenti Chiese Orientali.
Le Ordinazioni della Chiesa Anglicana
Anche le Ordinazioni della Chiesa Anglicana sono considerate. valide dal 1922 in poi dai Patriarcati: di Alessandria e di Gerusalemme, e dalle Chiese Rumena e di Cipro e, con alcune riserve, da quella di Grecia.
Le Ordinazioni della Chiesa Riformata. — La Riforma non ammette il Sacerdozio come Sacramento, ma lo ritiene come un utile divino precetto ed ha una speciale cerimonia per conferirlo e che chiama: Consacrazione al Santo Ministero, I seguaci della Riforma, di regola, scelgono tra essi quelle persone che possiedono una speciale cultura; poi dopo una speciale preghiera, ponendo le mani sul loro capo li nominano per la celebrazione del Culto, del Battesimo, della Santa Cena e per la predicazione della divina parola e l’insegnamento della dottrina. Tali Ministri però sono e restano sempre persone laiche, nonostante vengano chiamati Pastori, perché l’Ordinazione da altre persone laiche non può conferire la divina Grazia ma ha soltanto un significato morale. Questi Pastori possono ritornare e ritornano spesso, allo stato di semplici laici, molta facilità senza rimorsi propri e senza critiche da parte dei fedeli.
Le innovazioni della Chiesa romana. — La Chiesa romana non lasciò neppure questo Sacramento senza innovazioni. Mentre la Chiesa Universale e indivisa, nel VI Concilio Ecumenico (692), tenendo presente che il Vescovo dev’essere tutto impegnato nel servizio della Chiesa, cosa che non gli riuscirebbe se avesse anche impegni verso una propria sua famiglia e per impedire il formarsi di un Episcopato ereditario nella Chiesa, col 120 Canone, prescrisse il celibato soltanto per il Vescovo, e lasciò liberi da questo obbligo i Presbiteri ed i Diaconi, la Chiesa romana più tardi nel 10 Concilio Lateranese (1123), col XL Canone prescrisse il celibato per tutti i gradi del suo Sacerdozio. Essa però,. contraddicendo se stessa, permette che si ammoglino i Diaconi ed i Presbiteri dei riti Orientali uniti ad essa ed i Pastori scienziati che si convertano ad essa dal Protestantesimo e desiderano essere Ordinati Sacerdoti e menare, anche dopo 1’ ordinazione, vita coniugale.
I Diaconi ed i Presbiteri nella Chiesa Ortodossa, conformemente con I anzidetto XII Canone del VI Concilio Ecumenico se si sono sposati prima di ricevere l’Ordinazione, possono continuare a vivere in matrimonio anche dopo l’Ordinazione. ma i celibi, una volta ricevuta l’Ordinazione possono sposare (VI Concil. Ecumenico Can. 6° e 13°).
L’ORDINANTE — Come abbiamo già detto l’ordinario ministro del Sacramento dell’Ordine Sacro è soltanto il Vescovo che ha la pienezza del Sacerdozio. L’ORDINANDO — battezzato possono essere ordinati Sacerdoti: basta che abbiano le doti ed i requisiti richiesti, la vocazione, e vi sia disponibilità di posto da occupare Nessuno si prende da sè quell’oniore, ma chi chiamato da Dio (Ebr. 5, 4) e « Non siete stati voi a eleggere me; ma sono io che ho eletto voi (Giov. 15, 16). Nessuno può essere ordinato senza che ci sia pronto un posto da occupare ed al quale dovrà esser chiamato dai competenti, cioé la domanda per una Ordinazione deve prevenire da una Parrocchia o da un Convento o da una Missione che avesse bisogno dei servizi del Sacerdote o Diacono.
I requisiti della vocazione sono: Pietà, Virtù, Studi Spirito di ‘sacrificio e Spirito di Apostolato.
Nella Sacra Scrittura e specialmente nelle lettere Pastorali di S. Paolo a Timoteo ed a Tito, si ricordano i requisiti essenziali e strettamente necessari richiesti a chi aspira ad essere rivestito della dignità sacerdotale. I requisiti in parola, sono: l’aspirante “sia di vita irreprensibile, che abbia avuto una sola moglie (non sia cioè passato a seconde nozze), che sia temperato, prudente, modesto, casto, ospitale, capace d’ insegnare, rispettabile per onestà di costumi, pieno della conoscenza della fede confermata da purezza di coscienza; capace di governare bene la propria casa. Non dedito al vino, non violento, modesto, non litigioso, non interessato, senza doppiezza nelle parole, non avido di vili guadagni, non superbo, non iracondo. Chi non possiede queste qualità non è degno di essere ordinato.
Tali requisiti sono esposti con molta semplicità e indeterminatezza e perciò la Chiesa considerò necessario precisare in Concili Ecumenici le cause impedienti il Sacerdozio. Così è assolutamente impedito il Sacerdozio:
Ai non battezzati, agli empii, ai minorenni, agli eretici, agli apostati, agli incantatori, agli stregoni, ai maghi e a tutti quelli che fanno o ricorrono alla magia nera, agli adulteri, ai fornicatori, ai ladri, ai violatori di tombe, agli sposati con vedove o con donne di liberi o leggeri costumi o venuti a seconde nozze, ai bigami, agli omicidi, a quelli che hanno tentato il suicidio, ai ciechi, ai sordi, ai lebbrosi, agli ammalati che inconsapevolmente possono provocare malattia ad alcun fedele, ai neofiti, agli spergiuri, e a coloro che non sono integri nel corpo, nella moralità e non godono la stima degli altri, insomma a tutti coloro che non sono integri sotto ogni punto di vista.
Invece può essere ordinato al Sacerdozio: il saggio, quello che ha buona riputazione, il colto e capace di guidare i fedeli e confondere gli avversavi della fede, 1’ irreprensibile nei riguardi della fede, il conoscitore della Bibbia e dei Canoni della Chiesa, che gode ottima salute, senza difetti fisici, ben formato e integro nelle membra, cioè non mutilato o difettoso, e di età minima 30 anni per il Vescovo o Presbitero e 25 per Diacono. Celibe o ammogliato se si tratta di Ordinazione a Diacono o Presbitero; celibe se si tratta d’ Ordinazione a Vescovo, essendo assolutamente proibito, come’ abbiamo già detto, il matrimonio dopo 1’ Ordinazione.
a cura dell’ Arcivescovo Volodymir di Orta San Giulio